Al nostro matrimonio mancano
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Raccontata da un amico speciale: Alessandro Donno

Raccontata da un amico speciale: Alessandro Donno
Ciò che sto per scrivere, vi assicuro, può sembrare un racconto biografico di Antonella, ma è soltanto un tentativo di poter mettere giù due righe, senza aver la pretesa di spiegare tutto, sarebbe un impresa titanica, né tanto meno di far emergere solo gli aspetti più esilaranti di un’ amicizia nata sin dalla prima infanzia.

Da dove comincio allora? Inizio da ciò che da sempre ha accomunato le nostre vite: la parrocchia, don Vincenzo, le suore e il coro etc.

Eravamo troppo piccoli per competere con le voci degli adulti del coro, ma quando eravamo assieme, e non auguro a nessuno le gioie di queste emozioni, le nostre voci trovavano eco nella splendida Chiesa San Nicola di Brindisi tali da sovrastare l’esecuzione dei canti.
Vivevamo di una grande complicità che ci ha portati a sperimentare situazioni fino ad allora sconosciute e per certi versi anche estreme. Ed è per questo che, ripensando al passato, credo che sin da subito, Antonella, abbia dimostrato buone capacità di leader e quindi un intelligenza anche pragmatica, capace anche di farsi coinvolgere in situazioni a lei sconosciute e di resistere al dolore. La nostra amicizia era ormai legata col sangue. E si, proprio lo stesso sangue che le usciva dal sopracciglio, causa delle infinite corse giocando a “ macchine da scontro” e da un equilibrio precario che da fanciulli è difficile da mantenere.

Io e Antonella, a motivo di quanto successo, fummo sacrificati in uno studio a colorare eternamente, mentre i nostri spiriti avevano bisogno di esplodere e di poter volare; i nostri genitori ovviamente erano più tranquilli sotto le regole ferree di Suor Ausilia e potevano provare i loro canti con una certa serenità.

Antonella è sempre stata molto legata a me, ed io a lei, e mi stupisce, ogni volta che lo ricordo, il fatto che lei , da piccola in una serata, sia rimasta chiusa al buio in un locale della parrocchia e cercava aiuto piangendo, ma in quei momenti chiamava proprio me, e questo non è stato altro che un segno di una amicizia che sarebbe cresciuta con i suoi alti e bassi si, ma con quella bella consapevolezza di chi sa che può contare sull’affetto e l’aiuto dell’altro.

Nel frattempo io crescevo e lei anche, ed entrambi abbiamo capito che quelle nostre super energie andavano sfruttate al massimo: entrò nella nostra vita la pallavolo.
E già, Antonella, si è sempre distinta in questo sport, anche se…obbiettivamente non ricordo in quale ruolo!!! Per non parlare dell’agilità che ha sempre dimostrato nel salvare palle impossibili…( chi conosce le dita di Antonella capisca); il duro allenamento passato a chiacchierare e le nostre schiacciate finite sulle reti hanno permesso la crescita del senso del rispetto delle regole e dell’impegno caparbio per migliorarsi e vivere al meglio il gioco di squadra.

Già a partire dalla scuola media le nostre strade si separarono, almeno momentaneamente, ma quel feeling pestifero con il quale eravamo accomunati ci ha permesso di continuare i nostri rapporti nei pomeriggi estivi in quel di “granchio rosso”.
Quelle stagioni balneari passate sulla costa brindisina hanno tanto da raccontare, per non parlare dei nonni di Antonella, ai quali però bisogna riconoscere una grande pazienza nel raccogliere costantemente la sabbia che io (pampascioni) e Antonella (pampasciona) portavamo nella cabina a motivo delle mille e cinquecento attività che eravamo soliti fare. La piada alla nutella, l’alluce sanguinante mentre giocavamo a pallavolo, le minacce intimidatorie vissute sotto la rete del beach volley, i tramonti e qualche serata danzante, per poi tornare a casa completamente distrutti, questo è solo una piccola e striminzita sintesi di ciò che abbiamo vissuto.
Ah dimenticavo, questo che sto per scrivere però ha bisogno di spiegazioni che vi darà Antonella qualora voi e lei lo riterreste opportuno. Ne vogliamo parlare del BEIUOCH??? Dico solo che se non ci fosse stata lei e sua madre forse adesso non starei scrivendo al computer …

Poi c’è una parte della mia vita molto travagliata, vissuta tra luci ed ombre, già alla fase di circa quindici sedici anni, la mia idea di Chiesa era molto distorta, e credo che in questo poco poteva fare l’istituzione in sé, ma l’assillante e martellante voce di Antonella ha fatto si che ritornassi in parrocchia, anche solo per rasserenare le mie orecchie. Chissà se io sarei in seminario oggi se Antonella non mi avesse “democraticamente” trascinato nel coro
Eppure questa sua grossa capacità di essere coinvolgente, e di poter persuadere le persone, per giusta causa, oltre ad essere una grande risorsa per fare del bene rischia sempre di essere un ‘ arma a doppio taglio; mi permetto di dire questo prima di tutto perché lo riconosco prima per la mia vita e Antonella credo sia molto simile a me in questo.

Ebbene cresce in noi la consapevolezza dell’essere Chiesa, ed insieme abbiamo unito le nostre energie per reclutare adepti nel nostro piccolo coro parrocchiale.
Anche qui la nostra energia e le nostre esuberanze hanno permesso di vivere delle esperienze significative di gruppo e di solidarietà, esperienze che hanno segnato il cuore di tutte quelle persone che hanno contribuito a far nascere un piccolo gruppo giovanissimi, anche per chi adesso, per motivi che non sto qui a spiegare, hanno scelto altre strade. Io e Antonella siamo stati per così dire i co-leader dei giovanissimi, con tutte le conseguenze annesse e connesse, ma credo che tutto questo sia servito come presupposto per i nostri cammini di fede, nel bene e nel male.

L’esperienza dei giovanissimi però sembra destinata ai cambiamenti (e meno male direi), il gruppo cresce nella sua consapevolezza e i singoli iniziano a fare delle scelte diverse, forse animati da passioni coinvolgenti, proprio come quella del campo scuola vissuto a S.Maria del Casale, dove tra le tante testimonianze ricordo i giochi per fare gruppo curati da un’intenditrice di ACR…il cui nome evito per motivi di privacy.
E già, io e Antonella, vivi e testardi quali siamo sempre stati, decidemmo, a seguito di quelle giornate vissute con i nostri amici, di intraprendere il servizio al cammino di fede dei fanciulli nell’Azione Cattolica dei Ragazzi, e ci presentammo, come fossimo dei mendicanti, dalla stessa persona che aveva in noi suscitato quell’ardente passione educativa, chiedendo aiuto su come potessero essere usate le guide d’arco.
Il percorso non fu privo di problemi, ma anche qui, andando nel passato, vedo la mano di Dio che ci ha accompagnato nell’arduo percorso di crescita nella fede.

Come dimenticare le lunghe marce della pace, o come dimenticare le lunghissime e interminabili feste con i ragazzi? Come dimenticare la profonda stanchezza e al contempo gioia di vita che ci accompagnava spesso al termine di attività estenuanti vissute con e per i nostri ragazzi? E dei sabato pomeriggi passati nelle urlatissime e cantatissime marce della fede diocesane a Brindisi?

Già con l’università le nostre strade iniziavano a prendere sempre più forma, una maggiore consapevolezza delle proprie potenzialità e una maggiore coscienza dei propri desideri hanno fatto si che le nostre vite si ordinassero verso una maggiore e crescente attenzione laicale, come risposta di fede con la propria vita.
Antonella, ancora adesso, continua ad ardere per quella sua passione educativa nell’associazione, e credo anche con maggiore responsabilità.
Amare i fanciulli e le loro istanze esistenziali, per Antonella credo abbia significato molto per la sua crescita personale, tale da caratterizzare anche le sue relazioni più intime, con conseguenze anche molto pratiche per la sua vita esistenziale. Danilo, suo promesso sposo, avrà molto da comprendere del suo (di lei) modo d’essere, soprattutto per ciò che lei ha vissuto e per come lei ha reagito davanti alle differenti situazioni.

Non mi resta che darti un grande in bocca al lupo Antonella per la tua vita, che tu possa continuare a crescere con Danilo alla ricerca della Verità, senza aspettarti chissà cosa o chissà quale esperienza irenica.
La tua storia, le tue persone, hanno segnato positivamente la tua persona, ma è nella quotidianità che dovrai giocarti le carte più belle, quelle che fanno meno rumore e credo anche quelle che non vedrà nessuno. Solo se vorrete, tu e Danilo, vivere davvero l’esperienza dell’Amore, vi troverete spesso a soffrire, ma se lo volete, riuscirete ad essere balsamo per le ferite l’uno dell’altro.
E noi, amici e parenti, resteremo accanto a voi a fare il tifo, perché possiate volare in alto e spiccare il volo della vostra vita.
Poeticamente…

Alessandro Donno.
 


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